Tornano in Italia 266 reperti archeologici trafugati negli Usa. Ecco chi è il mercante d’arte che gestiva il traffico illecito.
Valevano decine di milioni di euro i 266 reperti archeologici risalenti all’epoca Etrusca, della Magna Grecia e della Roma imperiale riportati in Italia dai Carabinieri del Comando tutela del patrimonio culturale.
I reperti erano stati trafugati durante gli anni novanta e venduti poi illegalmente negli Stati Uniti. Recuperato anche un testo scritto da Cristoforo Colombo e stampato a caratteri mobili nel 1493, trafugato nel 1988 dalla Biblioteca nazionale Marciana di Venezia.
In tutto sono stati recuperati 145 pezzi nell’ambito di una procedura di bancarotta contro il commerciante e trafficante di antichità britannico Robin Symes e gli altri direttamente da un museo statunitense, il Menil collection di Huston, dopo che la polizia ha accertato la loro provenienza da scavi illegali effettuati in siti archeologici italiani.
Tra le opere trafugate vasi e anfore decorate, teste, busti, monete e intere lastre di marmo affrescate. Un patrimonio inestimabile, risalente ad un arco temporale che va dall’età Villanoviana (IX/VIII sec a.C.), alla civiltà etrusca (VII/IV sec. a.C.), alla Magna Grecia (V/III sec. a.C.) fino all’età romana imperiale (I-II sec d.C.).
Da noto mercante d’arte a Londra, a trafficante di beni culturali. Robin Symes – lo stesso che aveva venduto al Getty Museum la Venere di Morgantina – è uno dei nomi più conosciuti in Gran Bretagna, associato al traffico illecito di reperti archeologici rubati e poi venduti ai più grandi musei di tutto il mondo (ignari della frode).